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Topic: [Off Forum] Parla qui degli argomenti periferici a Virtual DJ - Page: 122

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mixare, in italiano si traduce, missare o miscelare, per noi è la sovrapposisizione di 2 Brani con le tecniche del DJing che ti riporterò sotto.
un Remix, e la rivisitazione di un brano e di solito si effettua in studio per creare una versione personale di una hit.

ora a scuola:

Questi sono argomenti più difficili a spiegare o a leggersi che non ad apprendere e a praticare dal vero, quindi occorre esercitarsi per comprendere e non spaccarsi il cervello per capire quello che scrivo. Sembra infatti che il concetto di tempo e di musica venga appreso dall'uomo prima ancora dell'imparare a parlare. Osservate come reagiscono i bambini piccoli quando ascoltano della musica che a loro piace: battere le mani e muoversi a ritmo è la cosa più naturale del mondo.
Il ballo inoltre è una delle attività preferite dalle donne che sono più disinvolte e portate a lasciarsi coinvolgere dalla musica sottolineandola con movimenti pieni di fascino...ma questi argomenti interessanti ci portano fuori tema.

Qui è necessaria una precisazione: non esiste un metodo per inparare a lavorare come un DJ. Queste indicazioni vogliono essere d'aiuto a chi sente una certa predisposizione alla faccenda, ma come per tutte le cose ci sono due categorie di persone a cui questo e altro del sito sono totalmente inutili e drammaticamente noiose: gli indiscutibilmente geni e i totalmente negati.
Quelli che sono nati con la musica nel proprio DNA si annoieranno molto nel leggere tutto questo e non avranno tempo da perdere a discutere o capire, perchè sono troppo impegnati nel diventare i n°1 nell'olimpo dei DJ. I totalmente negati sono coloro a cui la vita (o ,per chi è credente, Dio) gli ha preparato altre situazioni in cui essere bravi; con la musica, il mixaggio etc... è meglio lasciar perdere perchè non è proprio il caso.
Per tutti quelli della categoria di mezzo forse questa raccolta di suggerimenti potrebbe essere utile, ma ripeto: questi sono solo uno spunto per iniziare, i risultati si possono ottenere in molti modi diversi e può essere che molti siano già capaci di eseguire gli esercizi proposti.

Come avrete già notato, i concetti importanti sono indicati in arancione. Gli esercizi sono riportati in colore blu, così da agevolare la lettura. Abbiate pazienza, non si impara a guidare un'auto in un'oretta al volante come non si diventa bravi a fare mixaggi in un paio di giorni.
Caratteristiche musicali di un brano

Tutta la musica che sentiamo (e dico proprio tutta, cioè tutto ciò che il nostro cervello riconosce come musica) è un'insieme di suoni organizzato secondo delle regole precise. Le regole sono riferibili a concetti come ordine ed equilibrio. Il suono è una combinazione di onde meccaniche che vengono percepite dall'orecchio umano e che il cervello associa spesso a una sensazione piacevole. Il rumore manca di qualche caratteristica sopra elencata.

I suoni vengono prodotti da fenomeni naturali ma nel nostro caso soprattutto da strumenti musicali o strumenti elettronici. Un suono prodotto da un violino è diverso da quello di un pianoforte, anche se eseguono lo stesso motivo noi ce ne accorgiamo distintamente (timbro).
Tutti i suoni che si ascoltano sono organizzati in note. Do, re, mi, fa, sol, la, si sono le sette note fondamentali: esse sono presenti in tutto ciò che si ascolta e, in base alla nota fondamentale LA prodotta a 440 Hz di frequenza, organizzano il mondo dei suoni a crescere o scendere in suo riferimento. Si crea cioè un ordine per cui in base alla frequenza in cui sta un suono ed a intervalli abbastanza precisi, possiamo determinare la nota di quel suono in relazione al cosiddetto LA diapason.
Quindi le sette note si ripropongono e costruiscono una scala che si ripete ciclicamente verso l'alto e verso il basso, cioè avremmo ad intervalli regolari la stessa nota ma il suo suono sarà più acuto o più grave. Pensate alla tastiera di un pianoforte e il principio apparirà abbastanza chiaro.

Questo piccolo ma complicato elenco di concetti è significativo per un DJ in quanto, pur non dovendo cimentarsi con strumenti musicali ma con apparecchi di riproduzione, riesce così a comprendere come certi mixaggi sono particolarmente piacevoli non solo perchè i brani sono messi correttamente a tempo, ma anche perchè vi sono sovrapposizioni melodiche che non fanno a pugni dal punto di vista musicale.
Un susseguirsi di suoni non bastano a fare musica, occorrono ordine ed equilibrio fra loro. Qui entra in scena il tempo, che è uno degli elementi fondamentali a dare senso e vita ad un brano. Il tempo pone una regola che stabilisce quantità e durata delle note in un determinato periodo stabilito. Non si confonda il tempo con la velocità del brano, sono due cose diverse. Il tempo diventa un elemento di riconoscibilità caratteristica anche del tipo di musica che si sta suonando o ascoltando: si esprime con dei numeri frazionari e si comprende contando le battute. Un tempo 3/4 (un, due, tre - un, due, tre -...) è tipico del liscio (walzer, mazurka etc...); un tempo 2/4 (un, due - un, due - ...) crea concitazione e rigore, quindi è adatto per le marce militari; un tempo 4/4 (un, due, tre, quattro - un, due, tre, quattro - ...) è tipico di molta produzione musicale fra cui la dance, che più interessa a noi.

Il tempo regola anche la suddivisione delle note all'interno di ogni battuta secondo le stesse regole: ad esempio dentro un gruppo di 4/4, se voglio posso mettere quattro note della stessa durata (un, due, tre, quattro) oppure otto note con durata dimezzata, cioè raggruppandole a due a due, la durata di ciascun gruppetto di due è pari a quella di una che dura 1/4. Posso mettere anche note di durata diversa, purchè si vada a chiudere dei gruppetti di 4/4 che hanno la medesima durata, creando cioè un flusso di suoni in cui la velocità è costante. Non avete capito nulla, lo so: infatti ora scatta il primo esercizio!

Il tempo "mette dei paletti", cioè crea dei riferimenti per chi esegue la musica. Permette di collocare le note in precisi momenti. Esercitatevi a contare il tempo sempre, per qualsiasi cosa ascoltate. Non metterete mai a tempo niente se il tempo non lo avete in testa, e senza capirlo è impossibile fare musica, anche mixarla.

Provate ad ascoltare dall'inizio alla fine un brano musicale dance, ad esempio un brano house in versione originale, cioè non preso da una compilation mixata. Battete le mani o la punta dei piedi e cercate di individuare il suo tempo. All'inizio vi appoggerete alla sua ritmica (tump, tump, tump, tump...) poi quando sarete allenati troverete il tempo anche quando questa non c'è, come nelle atmosfere iniziali o nei break.

Volete velocizzare il vostro addestramento "alla ricerca del tempo perduto"? Bene, allora ascoltate della musica classica e prendetene il tempo. Non sto diventando idiota, sto proprio proponendo a dei fanatici dell'unz-unz di ascoltare Mozart o Bach. Ve l'ho detto, il DJ deve ascoltare di tutto e comunque se l'uomo suona da migliaia di anni ci sarà un motivo vero?
Provate ad allenare l'orecchio al tempo su vari generi musicali, scoprirete cose interessanti nella musica etnica e nel latino-americano. Lasciate il jazz e l'hip-hop per ultimi se non siete ancora molto allenati.
Fatto tutto questo? State andando in giro mettendo a tempo tutto ciò che ascoltate? Le vostre dita iniziano a tamburellare in modo naturale? Ora complichiamo le cose...vediamo come sono strutturati i brani.
Ogni brano musicale è un insieme di strumenti, voci ed effetti che si mescolano.
Un esercizio interessante è iniziare, una volta che si è capaci di individuare il tempo, a distinguere tutti questi protagonisti.

Un esempio: un brano rock tipico degli anni 60, tipo una cosa dei Beatles. Il complesso è di quattro elementi, quindi quattro strumenti: basso, due chitarre, batteria...e voce, cioè qualcuno che suona anche canta. Imparate a distinguere durante l'ascolto il suono del basso ad esempio. All'inizio concentratevi solo su ciascun strumento; risentite più volte il brano per individuare tutti gli strumenti e le voci, separateli nella vostra mente dal loro stare insieme nel brano. Dovrete risentire il brano più volte ma quando sarete abituati alla cosa saprete separare ciascun evento al primo ascolto.
Prendete ora un brano house in versione club, cioè non la riduzione per le radio; nella maggioranza dei casi ci sarà un ingresso graduale degli eventi. Ad esempio inizia la ritmica, che dopo 8 o 16 gruppi di 4 battute introduce qualcosa di nuovo come degli effetti o lentamente inizia un crescendo del volume. Entra poi il basso, i tappeti di violini sintetici, finalmente le voci...il pezzo entra nel suo cuore e magari all'improvviso sparisce la ritmica e rimane basso e voce...Provate a fare anche voi questi ragionamenti, con ogni cosa che ascoltate. I brani infatti vanno conosciuti nella loro struttura e quando non avranno più segreti nella vostra mente immaginate, nel silenzio, di risuonarli.
Provate ad immaginare di avere in testa un mixer e di mettere in ciascun canale un evento che voi avete individuato. Iniziate a suonare in pezzo dentro di voi...provate a chiedervi: che succede se chiudo la ritmica e lascio solo basso e voce? E se la voce la alzo gradualmente mentre entra...?
Riuscite a fare questo nella vostra mente? E' già un buon risultato.

Se volete può aiutarvi usare un foglio a righe e una penna. Se state ascoltando un pezzo house tracciate per ogni battuta una linea verticale sulla riga e un cerchietto sulla battuta di fine-inizio (linea, linea, linea, cerchio...). Alla fine avrete schematizzato la struttura del pezzo su un foglio...non importa se tralasciate qualcosa, non state compilando la denuncia dei redditi, è un appunto che serve a voi e basta.
Complichiamo la faccenda: foglio nuovo e riascoltiamo il brano. Ad ogni riga provate ad associare ora uno strumento: una riga per il basso, una per la ritmica, una per la voce etc...e prendete nota di dove iniziano e dove smettono, cioè segnate solo quando avviene l'evento. Fatto questo, che è molto noioso, lo so, avete appena compreso come funzionano gli editor multitraccia.
Ora entra in scena un fattore importantissimo sia per i musicisti che per i DJ, cioè la velocità del brano.
Il fatto che la musica sia a tempo non dice nulla su quanto sia "veloce" un pezzo. Chi suona infatti deve riferirsi ad un metronomo (apparecchietto che fa tic-tac e batte il tempo per i musicisti) o all'esperienza personale. La musica classica si affida a delle indicazioni messe negli spartiti come Adagio, Moderato, Andante, Allegro, Presto...etc...che indicano "quanto devono essere veloci i 4/4" del tempo. La musica dei DJ si affida al concetto di bpm, cioè Battute Al Minuto. Si classificano i brani in base alla loro velocità affine, espressa in bpm, cioè in numero di battute (unz, unz, unz...) che il brano riesce a contenere entro 60 secondi.

Quindi, il fatto che la musica house sia tutta a 4/4 non vuol dire assolutamente che due brani house siano accostabili così come sono. Occorre che abbiano le stesse battute al minuto ma ciò è molto raro...quindi è necessario regolare la loro velocità in funzione del pezzo precedente o successivo, o regolare entrambi in modo da incontrarsi in qualche punto.

Pensate sia semplice? Mettere un brano sullo stereo e prendendo il polso provate a sentire contemporaneamente il vostro battito cardiaco. Cercate di individuare quando i ritmi si accavallano: qual'è il più veloce? Di quanto? Difficile vero? Immaginate se ascoltate contemporaneamente due brani...non cercate di regolare il vostro ritmo cardiaco con il brano a meno che non siate un guru dello yoga nato in una casta di ninja.
Il DJ quindi ha due problemi quando cerca di sovrapporre i brani: dargli la stessa velocità e metterli poi in sincronia. Ascoltare due brani non in sincronia, nonostante abbiano la stessa velocità, può essere una delle situazioni più sgradevoli che possa capitare a un ascoltatore. A tutti sarà capitato di ascoltare due operai che in un cantiere iniziano a martellare insieme; iniziano a casaccio ma dopo un pò noterete che le martellate si sincronizzano. La sincronia crea un ordine che permette di compiere meglio il lavoro, se tutti hanno lo stesso ritmo; ha in sè qualcosa di rassicurante e di piacevolmente naturale. E' il senso del lavoro di chi mette i dischi: cercare dei ritmi comuni, delle analogie...o negarle a volte se necessario. Un DJ che lavora su piatti o cdplayers utilizza il pitch-control della velocità e la tecnica del ripuntamento manuale del disco non in diffusione per la ricerca della sicronia corretta. Anni, anni e anni per padroneggiare mani,strumentazioni e tempi di attuazione.
Nel nostro caso, oggi un buon software di mixaggio mp3 è capace di mettere in sincronia due brani in pochissimi secondi con un click di mouse. E allora perchè allenare l'orecchio, gli esercizi etc...? Perchè il fatto che un software esegua le cose più difficili al posto nostro non è una scorciatoia verso la padronanza della tecnica, nè verso l'incremento della nostra cultura musicale. Se dopo un pò vedete che con il software riuscite solo a mixare sfumando da un pezzo all'altro, pur in sincronia e nient'altro, forse è il caso che lasciate perdere il mixaggio o ritornate ai vinili. La novità sta nella possibilità di sperimentare cose nuove quindi se un software non vi permette questo, o lo cambiate o smettete di usarlo.
Musica da ascolto vs musica da ballo
Una canzone rock o di musica leggera è organizzata in modo da avere un'introduzione, una serie di strofe e un ritornello: il testo varia nelle strofe e rimane fisso solitamente nel ritornello. La canzone termina con un finale o sfumando, cioè non è prevista fine.
Nella musica dance più ricercata l'attenzione invece si indirizza sullamodularità e sulla ripetizione di eventi concisi. Cioè, la varietà non è dovuta a grossi avvenimenti in senso musicale, ma a progressioni di volumi, inserimenti di strumenti o voci, pause della ritmica...

La canzone si comprende se l'attenzione si fissa sul suono e su concetti, che danno il meglio di sè in tre minuti circa; generalmente ruota tutta attorno al ritornello: una poesia.
Un brano dance invece si comprende in tempi molto lunghi, dilatati e l'attenzione si fissa sulla sua modularità, sulla ripetizione che rassicura l'ascoltatore e quindi invita al ballo: un racconto.

Un tipo di produzione dance cerca di avvicinare questi due aspetti facendo in modo di associare le sonorità invitanti all'aggregazione tipiche della musica da club alla narratività e la comunicazione immediata del messaggio tipico del rock o della musica leggera. Molti la chiamano "commerciale"...che vuol dire tutto o nulla.
Altro caso è l'hip-hop che spesso non è per nulla una cosa commerciale, ma qui si aprono discorsi che esulano dagli scopi del sito.

Individuare la ripetitività degli eventi è importante per un DJ perchè permette di agevolare il mixaggio e facilita, attraverso i campionatori presenti nei software, la creazione dei loop.
Un loop è un frammento di brano che se ascoltato da solo ripetutamente in sequenza senza fine, mantiene il tempo e potrebbe avere una vita a sè.
Perchè questo avvenga i software più avanzati hanno un campionatore / generatore automatico di loop in riferimento alle battute, cioè permettono una gamma di scelte fra tempi cha vanno da 1/8 a 16 battute di ripetizione. Vi sono anche software personalizzabili in cui si raggiunge le 64 e le 128 battute, la possibilità di marcare i loop e saltare qua e la dentro il brano senza creare asincronia.
Un buon software permette di generare un loop da vivo e di regolarne la posizione immediatamente, di lasciarlo o riprenderlo quando lo desideriamo, rallentarlo, accellerarlo etc...o addirittura sentirlo rovesciato.

Inoltre la possibilità di isolare dei loop con un software di mixaggio apre nuove prospettive nel suo utilizzo: la produzione musicale.
Infatti è possibile mettere in loop una frazione del brano e registrarla, o mettere in sincronia due o più brani in loop e registrarne il risultato. Prendere poi questo piccolo file e altri che isoliamo, elaborarli con un software di editing audio e riutilizzarlo in un sequencer multitraccia. Quello che occorre quindi è una visione globale delle possibilità di utilizzo del computer in cui vari software entrano in sinergia fra loro per creare la nostra musica.
Questo approccio, che permettere di cogliere il massimo da ciascun software, è alla base della filosofia operativa dei remix e del bastard-pop.






 

Posted Wed 15 Feb 12 @ 6:42 pm
Chi è e cosa fa il DJ

l DJ è quello che sceglie, avvia e cambia i brani musicali durante un evento che può essere una festa, una serata etc... Per far questo in maniera piacevole e convincentemente efficace, utilizza una serie di apparecchiature audio, una collezione di brani musicali, una padronanza approfondita della tecnica e un'esperienza personale a cui attingere. Esperienza in cui trovano luogo una cultura musicale molto vasta, oltre che fantasia, iniziativa e spirito di improvvisazione e adattamento al contesto.

Qui si spiega in parole molto rudimentali qualcosa sulle tecniche e sulla teoria del mixaggio, in modo che chi non è del mestiere possa comprendere, anche solo per soddisfare una propria curiosità, la fatica di chi lavora ad una console per far si che la gente si diverta a ritmo di musica.

Per poter creare un flusso audio ininterrotto e continuo, un brano via l'altro, il DJ utilizza delle apparecchiature audio particolari. Perchè soffermarsi sulle apparecchiature tradizionali se questo sito vuole promuovere l'mp3-djing? Ma perchè i programmi di mixaggio digitale in qualche modo emulano o si ricollegano all'esperienza analogica. Inoltre il fine di una tecnica di mixaggio tradizionale è lo stesso di quella digitale. Un buon programma di mixaggio mp3 deve portare a risultati simili a quelli ottenuti in modo tradizionale, anche se la tecnica e i contesti possono essere diversi.
Bpm

Ogni brano musicale ha delle caratteristiche proprie come il tempo (4/4, 3/4, 12/8 etc...) la tonalità etc...ma l'aspetto che interessa di più al DJ è il cosidetto bpm, cioè il numero di battute al minuto. Per maggiori chiarimenti vedi la sezione dedicata alla teoria.

Un tempo di 4/4 è abbastanza tipico della musica da discoteca; la stragrande maggioranza dei brani house sono infatti in 4/4 (provate a contare 1,2,3,4 mentre ascoltate un brano house, scoprirete molte curiosità su come è strutturato). Tuttavia non è possibile mixare cosi come sono i brani, perchè hanno velocità diverse. Non confondete tempo con velocità.

Un Dj che sta lavorando in una serata danzante non può passare da un disco all'altro senza logica e senza ordine, perchè l'ascoltatore oltre a sentire la musica, sta anche ballando al suo ritmo e la mente cerca faticosamente un'armonia con i movimenti del proprio corpo. Alterare o passare da una ritmica ad un'altra crea sempre una rottura, un passaggio fra ciò che era e ciò che sarà. Di solito ciò avviene quando improvvisamente si cambia genere (es. da un set di hip-hop si passa a house) o si vuole enfatizzare un brano che ha un'introduzione nota o attesa (l'hit del momento...).

Questo comunque per dire che, come per un musicista che suona uno strumento è fondamentale mantenere il tempo, anche per il DJ è importante creare una continuità fra un brano e l'altro, come se la convivenza fra i pezzi sia la cosa più naturale del mondo in quel momento e nell'insieme si percepisca un unico lunghissimo brano fatto di tante parti unite in maniera impercettibile.

Ecco perchè ogni brano ha un suo bpm, cioè un numero di battute al minuto. Per mettere due brani in modo da fonderli insieme creando una continuità credibile e piacevole, è opportuno abbiano le stesse battute al minuto. Questo si ottiene rallentando la velocità di uno o dell'altro, o tutte e due insieme, e sincronizzando i dischi, cioè "mettendoli a tempo". Un brano disco tipo quelli di Gloria Gaynor o Santa Esmeralda avranno un bpm di 118 circa, un brano house si attesta dai 125 ai 130, mediamente 128. Un brano hip-hop viaggia intorno ai 90-103, la techno sui 135-140 o oltre. Alcuni brani possono avere bpm variabile, specie se esecuzioni fate dal vivo senza strumentazioni elettroniche come i campionatori o i sequencer (es. i brani soul o la disco orchestrale).
Attrezzature tradizionali-analogiche

Per mixare della musica occorre una coppia di lettori (piatti, cdplayers...), un mixer, un sistema di diffusione audio. Il DJ avrà in dotazione per uso personale una cuffia e una spia monitor per sentire quel che succede in sala.

Il lettore non è un apparecchio qualsiasi, ma deve avere delle caratteristiche precise. Deve consentire la variazione di velocità del brano musicale (pitch-control) in crescendo e in diminuendo. Qui potete vedere a sinistra ad esempio un giradischi molto diffuso e un a destra un cdplayer ad uso dei Dj più esigenti. Da notare il regolatore del pitch che è quella barra a scorrimento verticale sul loro lato destro.




Giradischi

CDPlayer

Controller










Alla destra del cdplayer potete vedere invece un controller; è un'apparecchiatura che, a seconda dei casi, può essere usata per mixare dei CD insieme a sorgenti provenienti da campionatori, sintetizzatori o altro. E' un sistema molto sofisticato e costoso: alla sua interfaccia si rifanno numerosi software di mixaggio mp3 che ne tentano l'emulazione.


Mixer
Il mixer è un apparecchio che riceve tutti i flussi audio provenienti dalle varie fonti (lettori, tastiere, campionatori, microfoni etc...), permette la loro regolazione e li reindirizza verso l'impianto di diffusione, solitamente un amplificatore e delle casse. Qui avete l'esempio di un modello di mixer abbastanza diffuso fra i più semplici da utilizzare.

Al mixer vengono convogliati anche altre sorgenti audio come i microfoni e le cuffie del DJ. A volte al mixer viene collegata anche la centralina delle luci che per regolarne intensità e intervalli, utilizza un sistema che associa determinati effetti luminosi alle frequenze audio.


Il mixer inoltre consente il cosidetto preascolto, attività fondamentale del mixaggio audio. Il preascolto (tasto cue o plf) consente di ascoltare un segnale in modo separato da quello in diffusione nella sala.

Questo vuol dire che con l'uso delle cuffie il DJ, mentre è in diffusione un brano proveniente dal lettore A, può ascoltare contemporaneamente il brano che vuole mettere dopo, che sta sul lettore B. Consente al DJ di sincronizzare i dischi, di prepararli prima di passare da A a B attraverso l'uso del mixer.
Il passaggio da A a B può avvenire in vari modi: il più comune è diminuire il volume di A e alzare B, usando i cursori verticali o il crossfader.



Il crossfader è quella barra orizzontale presente sui mixer da DJ, che permette di passare da A a B e può avere vari modi di regolazione della transizione.

Una consolle tradizionale di solito è organizzata attorno al mixer, che può essere anche molto complesso e ricco di funzioni, come quello nella foto accanto.

Solitamente un DJ si muove alternativamente fra i lettori e il mixer e mette sul retro i contenitori dei dischi.
La consolle è un po come l'abitacolo di un aereoplano.

Il giradischi nella consolle della foto è un modello molto diffuso ed è a trazione diretta. Il piatto inoltre ha i bordi a spessore proprio per consentire al DJ di manipolare ed intervenire sull'andamento del disco senza toccarlo.
Per mixare musica con software occorre un computer di media potenza con una o più schede audio (se andate in giro prendetevi un portatile e una scheda audio esterna USB o PCMCIA), un software appunto e gli mp3. Ovviamente, un impianto di diffusione stereo (casse, o amplificatore + casse) e le cuffie. Facendo i conti della spesa, un computer desktop costa oggi intorno a € 500, un buon software di mixaggio intorno ai € 100 o, se siete attenti nei vostri acquisti, ve lo danno gratis in dotazione all'hardware audio; gli mp3 sono legati al costo dei CD musicali.

Per mixare musica in modo tradizionale occorrono due lettori (piatti o cdplayers) un mixer, un amplificatore e le casse, i vinili o i CD. Sono minimo € 1800 per la coppia di lettori seri, altri 2-300 per il mixer.
Mixare musica con il computer è certamente più economico, ottimo per iniziare e lascia delle possibilità, se volete fare sul serio, di passare poi ai lettori tradizionali quando si hanno soldi, spazio e tempo.

Spazio: provate a osservare un DJ che lavora in modo tradizionale in un locale. Una console minimale occupa almeno due metri quadri e vi assicuro che ci si sta stretti, specie se al fianco lavora anche il tecnico luci. Il DJ in digitale arriva al locale con il suo laptop, lo connette al mixer e inizia a suonare. Niente carichi pesanti da scaricare, niente borse di dischi o cd, spazio richiesto molto esiguo e tempi di messa in opera cortissimi. Evviva, trasformiamo la nostra cameretta in un club, è qui la festa!
Se si decide di farne un lavoro, le cose non sono cosi semplici per molti aspetti. Intanto non è possibile lasciare a casa i cd o i vinili rippati in mp3, perchè in caso di un controllo degli enti preposti in Italia per la tutela dei diritti d'autore, si rischia una multona e un processo (chissà perchè chi usa gli mp3 viene considerato totalmente un pirata...anche quando è in buona fede).
Quindi se lavorate in un club è il caso di portarsi dietro tutto. Ma allora qual'è la comodità?
Inoltre, l'uso dei piatti con i vinili è una situazione molto diffusa ancora oggi nonostante i cdplayers siano arrivati dappertutto. Alcuni motivi: la tecnologia del vinile è semplice e ha alle spalle un trentennio di esperienza. E' molto difficile duplicare ai fini di pirateria musicale un vinile e questo è importante in un mondo in cui un brano dance ha una vita cortissima. Quindi è molto più semplice reperire dei vinili con le novità discografiche che non dei CD. Gli mp3 neanche parlarne, vista la fama negativa che ha generato questo stile di intendere la musica.
I tempi però stanno cambiando e se si diffonderanno sempre di più anche nei club più prestigiosi i software o i cdplayers compatibili, presto si potranno acquistare gli mp3 con le novità direttamente online, con tanto di certificazione di avvenuto pagamento da portarsi con sè in giro, senza viaggiare con pile di CD che stanno già in hard-disk sotto forma di file.
Il fatto che per mixare si utilizza un software non esclude la possibilità di fare degli errori che, se compiuti durante un set dal vivo possono creare imbarazzo e problemi anche a apparecchiature non vostre.
Qui l'attenzione è rivolta all'uso corretto del software e non saranno trattate tematiche specificatamente audio. Non mi stanco di ripetere che un software di mixaggio non è una banalità e occorre molto tempo per padroneggiarne i segreti. Un software può essere divertente ma non è mai un giocattolino: non si può pretendere di installarlo la mattina e esordire in serata alla grandissima. Prima di cimentarvi in un set davanti a delle persone dovete sapere tutto o quasi sul programma che volete adoperare e comprenderne i suoi limiti. Le sperimentazioni si fanno a casa per gli affari propri: di fronte ad un pubblico occorre rispetto ed autocontrollo, a maggior ragione se poi è previsto un pagamento per la vostra opera.

Configurazione del software

Sistema operativo e software sono configurati al meglio? Avete disattivato salvaschermi, antivirus, esecuzione automatica di programmi che potrebbero piantarvi la macchina durante l'uso?
E' una buona idea usare una macchina con molta memoria ram libera e un disco deframmentato. Se utilizzate una scheda audio esterna o un controller manuale del software, assicuratevi che i drivers siano ben configurati e l'hardware funzioni. Curate molto bene la prova dei sistemi software e dei controller durante le prove di impianto audio.

Il setup del software di mixaggio è idoneo a quello che intendete fare? Se utilizzate un solo computer con una sola scheda audio, assicuratevi di poter garantirvi il preascolto. Per un uso casalingo si può usare anche una scheda audio comune, dotandola all'uscita del famigerato "audio splitter". Trattasi di un jack particolare che permette di sdoppiare i canali (es. da stereo a due canali mono) in modo che un canale vada nella vostra cuffia e l'altro all'impianto audio.
In ogni caso, qualsiasi configurazione adoperate (audio-splitter, scheda audio 5.1, due schede etc...) bisogna che il software lo sappia, cioè dovete selezionare nel setup di configurazione cosa usate.
Il setup è una cosa che alle volte può diventare noiosa e avvilente, la dice molto lunga sulla qualità del software. Prendete nota su un foglio delle configurazioni per non dover perdere di nuovo tempo prezioso quando dovrete riconfigurare.
Alcuni software permettono la scelta dei parametri audio e la regolazione della latenza: fate delle prove e regolatevi di conseguenza.
Altri parametri possono essere configurati come le scorciatoie da tastiera, gli skins, il formato di uscita del registratore digitale etc...

riprodurre i brani: caricamento al player e uso del crossfader

Eseguito il setup caricate nella playlist la directory con la musica, e a seconda dei software, caricate un paio di brani sui lettori A e B. Solitamente basta cliccare il brano e trascinarlo sul player tenendo premuto il tasto del mouse. Ora se il setup è corretto, impianto e cuffie sono a posto e tutto è acceso, cliccate sul tasto play. Mentre ascoltate il brano, se il software ha un contatore automatico di bpm, vi restituirà immediatamente il numero di battute al minuto.
Adesso possiamo lavorare sull'altro brano: cliccate play... NO!!! Ecco una cosa da non fare mai!!! Se è in diffusione il brano A e volete ascoltare B, riverserete il segnale di B sopra A se non abbassate il volume del player o se il crossfader è in reset, cioè è centrale.
Quindi attenzione sempre a dove sta il crossfader. E' una buona idea, dopo ogni mixaggio, mettere il crossfader tutto sul lato del player in diffusione e in posizione di default tutto il resto.
Con un'universo di funzioni sintetizzate in uno schermo, è facilissimo scordarsi qualcosa che magari con materiali veri non vi sareste mai immaginato di trascurare. L'esempio del crossfader è tipico, ma altri disastri si possono combinare anche caricando il brano sul player che sta andando in diffusione e non su quello libero di essere preascoltato. Se il programma non vi fa comparire una schermata avvisandovi del rischio, bloccherete di brutto il brano che la gente sta ballando sovrascrivendolo con quello nuovo che caricate. Si traduce in un blocco della musica e in un pauroso silenzio cimiteriale dell'impianto, ovviamente. Oltre che a centinaia di occhi arrabbiati puntati su di voi, se state facendo un set in pubblico.

riabilitare i parametri di default

Se usate i tasti che uccidono le frequenze negli equalizzatori, ricordatevi di riabilitarli appena non occorrono più, o perderete molto tempo in seguito a capire come mai i bassi, ad esempio, non escono dalle casse.
Stesso discorso per i volumi dei player o per il guadagno.
Ma anche per i volumi dei monitor o delle cuffie. Una volta sono quasi impazzito perchè nelle cuffie non sentivo niente nonostante avessi rifatto più volte il setup. Un'occhiata attenta ai cursori dei volumi è stata rivelatrice. Vari programmi mettono a zero i volumi di default o danno le cuffie spente fino a che non gli diciamo che le vogliamo utilizzare.
limiti del contatore automatico di bpm

Non fidatevi eccessivamente del contatore automatico di bpm, specie se mixate brani diversi dalla house. Personalmente ho usato software per mixare tutti i generi ma dovete tener conto che certi programmi funzionano bene su sonorità house e faticano a ritrovare bpm e sincronia con brani di altro genere. Alcuni software hanno dei filtri da scegliere in base ai generi nelle opzioni di setup, ma accade spesso di ritrovarsi con valori di bpm pari al doppio o alla metà. Intervenite manualmente dove potete farlo per correggere i valori di bpm.

automixaggio e sincronizzatore

Non fidatevi troppo delle funzioni di automixaggio e della sicronizzazione automatica, specie nelle transizioni fra un genere e l'altro o se mixate dei generi diversi dalla house. Non esiste, e sottolineo non esiste, ancora nessun software che permetta di fare a meno del preascolto. Anche se maturerete una certa esperienza e potrete tranquillamente passare da un brano all'altro senza usare le cuffie, non è il caso di farne una consuetudine. Anzi, usate delle buone cuffie per aiutare il software a sincronizzare meglio i brani. Molti professionisti utilizzano solo per questo motivo dei controller esterni, recuperando la tattilità dei sistemi analogici.

http://lanozionedeltempo.com/2008/07/10/come-diventare-un-dj-piccola-guida-dettata-da-un-po-di-esperienza/


Vecchio manuale

paolo del prete corso di mixaggio per dj



IL MIXAGGIO.



All’ inizio erano le balere…



Fino alla seconda metà degli Anni 70 in Italia, così come in buona parte del mondo occidentale, c’erano locali detti “balere” ( o “sale da ballo” ) dove si poteva ballare al ritmo delle cosiddette orchestrine, che poi altro non erano che gruppi musicali, che eseguivano in maniera più o meno fedele gli HIT del momento. Chiaramente molti erano gli inconvenienti sia di ordine pratico ( pause spesso interminabili tra un brano e l’altro, impianti scadenti, stecche e stonature di vario tipo ecc. ) che gestionali ( il proprietario del locale si trovava a dover pagare più persone e a dover discutere con loro anche di problematiche che spesso prescindevano dal lato prettamente professionale ( liti interne, ritardi, assenze ecc. ).
Con il Boom del mitico Film interpretato da John Travolta ( Saturday Night Fever ) la cui colonna sonora conteneva alcuni tra i maggiori Hit della Disco Music di tutti i tempi, quella che negli Stati Uniti era già una consuetudine arrivò anche in Italia: la Febbre delle Discoteche. Si scoprì così il ruolo e l’esistenza del Disc-Jockey, Eroe Solitario, Gran Maestro di Cerimonie, Responsabile ed “Amministratore Unico” delle serate del divertimento sfrenato e della trasgressione alla moda di cui furono sin da subito teatro le discoteche. Via così gli strumenti suonati spesso da mediocri strimpellatori e spazio ai dischi originali, senza pericolo di stecche ed interpretazioni lontane del feeling originale, e soprattutto anche i proprietari potevano discutere ( e pagare ) una persona sola senza entrare in merito e a problematiche di …gruppo.
L’entusiasmo fu totale, ma sorse subito un problema: come fare a far si che la gente in pista potesse continuare non solo a ballare senza pausa tra un disco e l’altro ma anche senza cambiare il passo? Nacque cosi l’idea del mixaggio, cioè il miscelare due dischi tra di loro continuando a mantenere il ritmo di base senza variazioni, o meglio “creando” un tappeto ritmico sul quale i diversi brani cambiassero senza che il ritmo subisse variazioni che coinvolgessero la danza e , possibilmente, senza che il cambio si “sentisse”.

Il mixaggio divenne così, a poco a poco, un’ arte e molti furono gli stili e le finezze che presero vita nel corso dell’evoluzione del ruolo del DJ. E il DJ stesso divenne un vero e proprio nuovo fenomeno sociale, da “mettidischi” a Star del locale in cui lavorava a idolo dei giovani ( e soprattutto delle giovani ).


paolo del prete corso di mixaggio per dj



I “FERRI” DEL MESTIERE.

Come ogni arte o mestiere che si rispetti, anche l’esercizio del mixaggio richiede i suoi “attrezzi”: innanzitutto il


MIXER.

E’ necessario che abbia un minimo di tre canali , uno per ogni piatto o lettore CD, più uno per gli ausiliari che possono essere il microfono, la piastra o il masterizzatore-lettore CD per registrare o mandare musica in sottofondo ecc.
E’ indispensabile che il mixer abbia il PREASCOLTO, dispositivo che permette di ascoltare in cuffia un brano anche senza mandarlo in uscita, e ciò è indispensabile ai fini del mixaggio ( come vedremo più avanti ). Chiaramente qui stiamo parlando di mixaggio inteso come miscelaggio tra due dischi al fine di far ballare il pubblico in un locale o in una festa.
Se parliamo invece di mixaggio discografico o live ( musica dal vivo con gruppo musicale ) il discorso cambia e sono necessarie almeno sedici piste con relativi equalizzatori ( parametrici o grafici ) ed altri dispositivi indispensabili in tal senso, ma di questo ne riparleremo più avanti, ora rimaniamo in discoteca!!!!


PIATTI O LETTORI CD.

Servono, logicamente, per poter fare in modo che i dischi o i CD suonino. E’ importantissimo che siano forniti di PITCH per la regolazione di giri ( variazione di velocità del brano ), anche questo dispositivo indispensabile ai fini del mixaggio.


CUFFIE E MONITOR.

Le prime servono per ascoltare il brano da mixare, i secondi per ascoltare la musica in uscita senza problemi di ritardo o risonanze.


CONSIGLI PER GLI … ACQUISTI.

Molto disinteressatamente, mi permetto di darvi qualche indicazione al fine di aiutarvi ad orientarvi meglio nel caso non aveste le idee chiare riguardo l’acquisto di un’attrezzatura professionale.

Per ciò che riguarda il MIXER vi consiglio il DJM-500 o il DJM-600 della Pioneer ( 4 canali con preascolto , fader ed equalizzatore parametrico ) oppure la serie PS della Gemini ( 01, 02, 03, 04, tutti a tre canali con fader ) o l’UMX SE a 3 canali sempre della Gemini. Inoltre anche i modelli SMX ( 201 a 2 canali / 501 a 3 canali )e M( 303 e 304, a 3 canali ) della Stanton hanno un ottimo rapporto qualità/prezzo. Non male anche la serie NUO ( 2, 3 e 5 ) della ECLER.

Per ciò che riguarda i PIATTI ( per coloro, e sono tanti, che preferiscono lavorare con il vinile ) inizio subito con il consigliarvi i mitici SL 1200 MK2 della Technics ( da tutti conosciuti come MILLEDUE ) , giradischi con trazione diretta al quarzo che da più di 20 anni sono i preferiti dai DJ di tutto il mondo per la loro precisione, la maneggevolezza, la stabilità e l’affidabilità, nonchè il design, sempre attuale nonostante ormai sia da anni più che …maggiorenne. Il pioneristico PITCH per la regolazione dei giri a cursore laterale ha lanciato subito un Trend nel suo genere, ed il margine di regolazione +8 / - 8 è ottimale per quasi tutti i generi musicali. Ottimi anche il modello SL 1210 (diverso dai 1200 solo nel colore, nero anziché grigio ) e l’ SL 1200 MK 5e, la sua versione più aggiornata.
Ottimi gli Stanton serie ST 150 ( in versione “braccio curvo” o “diritto”, a scelta ) e T 120 e il KAM, tutti molto simili ai mitici “ Milledue”.

Per ciò che riguarda i lettori CD da mixaggio inizio con i mitici CDJ della Pioneer nelle diverse serie, continuando con gli Stanton ( serie c 303 / C 304 ) e i Gemini CFX- e CDJ 0230. Non male anche gli ultimi modelli della Omnitronic.
In questo settore, in particolare, la produzione è in aggiornamento continuo, e chiunque può comunque scegliere secondo le diverse esigenze.



Per ciò che riguarda le cuffie, citerò le DJ PRO della Stanton ( 50, 300, 1000 MKII S, 2000S, 3000, 3000 HOUSE ), le MDR della Sony ( V 500 DJ, V 700 DJ, V 150, V 250, V 300 e V 700 HOUSE ) e le RP DJ della Technics ( 100, 1200 , 1210 ). Ma qui veramente ci si può sbizzarrire in tutte le salse, l’ importante è tenere sempre presente il fine della cuffia: se è il mixaggio in discoteca deve permetterci di sentire bene sia il preascolto che ( contemporaneamente ) il monitor , se è il mixaggio in studio deve avere un sound il più fedele possibile all’originale, senza enfatizzare alcun tipo di frequenze.



Per concludere vi consiglio anche le CONSOLLE COMPLETE di mixer, lettori CD o piatti e vani portadischi, indispensabili per i DJ FREE LANCE che si spostano spesso tra serate all’aperto, feste e raduni di vario tipo.
Qui l’assemblamento dei vari pezzi è altamente soggettivo e ognuno può costruirsi la propria…” bat-mobile” come meglio crede!!!!!!



Ulteriori consigli li troverete in Appendice.


paolo del prete corso di mixaggio per dj


LE BPM.

Per BPM si intende il numero di “battiti” che un brano “batte” (appunto) in un minuto. Ciò determina la velocità dello stesso ( avrete notato che tra due brani “veloci” ci sono comunque delle differenze non solo di ritmo ma anche di andatura ) e saperle calcolare è fondamentale ai fini del mixaggio ( più avanti ne vedremo il motivo ). Per avere un’ idea ancora più chiara del concetto di BPM provate a ballare su un brano Dance o House: ogni vostro passo di danza al ritmo è una BPM.
O ancora, battete il piede seguendo il ritmo del brano e contate, sempre a tempo: ogni battuta e’ un numero, o un battito del vostro piede.
A che pro bisogna saper calcolare le BPM di un brano? I motivi sono diversi e tutti fondamentali:
1) Ai fini del mixaggio è bene accoppiare tra di loro brani che abbiano le BPM vicine , al massimo con un margine
di + o – 4 BPM ( a parte casi particolari ).
Esempio: un brano con 120 BPM va accoppiato con un altro che conti minimo 116 BPM e massimo 124 BPM.
un brano con 130 BPM va accoppiato con un altro che abbia minimo 126 BPM e massimo 136 BPM
e così via.
Questo perché una modifica maggiore della velocità del brano altererebbe le sue caratteristiche, tra le quali, soprattutto,
la tonalità ed il timbro delle voci. Va da sé che per ciò che riguarda i brani strumentali il discorso è meno rilevante.

2) Una volta che si ha un’idea delle diverse velocità tra i brani a disposizione, diventa più semplice la regolazione dei giri del disco durante il mixaggio tramite il PITCH.

3) La pratica del conteggio delle BPM dà modo di esercitarsi ad affinare l’orecchio nei confronti dei diversi ritmi e delle varie andature ( anche tra i diversi generi musicali ).


COME SI CALCOLANO LE BPM.

Oggi ci sono vari modelli di Mixer, nonchè di lettori CD e piatti, che segnalano automaticamente le BPM del disco suonato tramite un Display. Ma è bene comunque sapere come fare a calcolare le BPM di un brano in maniera svincolata dai vari sistemi.
Basta “contare” ( proprio così: uno, due, tre ecc. ) seguendo il ritmo del brano che ci interessa nell’arco di tempo di un minuto: arriveremo così ad una cifra ( 120, 130, 140 ecc. ) e quello sarà il numero delle BPM di un brano.
Provare per credere!!


TIPS AND TRICKS.

Nel conteggio, aiutatevi battendo il ritmo con il piede. Se poi un minuto vi sembra troppo lungo per tenere il conto senza perderlo, contate solo per 15 secondi e moltiplicate la cifra ottenuta per 4.
Vi consiglio di esercitarvi in questa pratica il più spesso possibile in ogni occasione, quando ascoltate un brano per radio o in tv o ovunque ci sia musica. Dopo un po’ di tempo riuscirete a calcolare le BPM di un brano anche ad orecchio, o perlomeno ad andarci molto vicino ( provate e vedrete )! A proposito, non dimenticate di portare con voi un orologio che calcoli precisamente i secondi e partite e fermatevi nel conteggio con più tempismo possibile.
Una volta che avrete imparato questo, siete già quasi a metà della strada.

BUON LAVORO!!!



paolo del prete corso di mixaggio per dj



LA STRUTTURA DI UN BRANO.


Ascoltando un brano, avrete notato che ogni canzone, al di là dei diversi generi, ha una struttura comunque definita: c’è un’ introduzione, una strofa che precede il ritornello ( o inciso o anche refrain, parte centrale di una canzone dove spesso è presente il motivo principale del brano, quello che rimane in mente e che si fischietta sotto la doccia ), poi si torna alla strofa a cui segue ancora il ritornello fino al ( gran ) finale. Spesso è presente anche un ponte ( o bridge ) tra la strofa e il ritornello o anche qualche assolo o parte strumentale. Nei brani Dance in generale, queste parti sono strutturate con ancora più rigore, soprattutto per ciò che riguarda l’INTRO ( spesso strumentale o addirittura solo ritmico o vocale senza base ) ed il BREAK ( parte centrale che in genere segue il secondo refrain, anche questo strumentale e spesso esclusivamente ritmico ).
Ciò perché sono proprio queste le due parti del brano che bisogna utilizzare nella maggior parte dei casi per il mixaggio:
SUL BREAK DEL BRANO “ USCENTE ” ENTRA L’INTRO DEL BRANO “ ENTRANTE “.
Sembra quasi uno scioglilingua ma è esattamente il concetto fondamentale su cui si basa ogni mixaggio, e non è un caso che i DJ producer ed i musicisti di musica Dance in generale dedichino grande cura a queste due parti della struttura di un brano: realizzare un disco che “si mixa bene “ ( sia in entrata che in uscita ) determina buona parte del successo dello stesso!



LE PARTI DEL BRANO NECESSARIE AL MIXAGGIO.



INTRO, BREAK E BATTUTE.


Anche qui subentra il concetto di “battuta”, questa volta, però, intesa in maniera diversa dal contesto BPM: infatti si tratta dei battiti delle diverse parti, a prescindere dalla velocità. Noterete che sono divise in “ottave” ( multipli di otto battute, che vanno da 8, 16, 32 a 64 ecc. ) e che passate un certo numero di battute ( quelle elencate, appunto ) la struttura della canzone varia nelle parti.
Per rendervi il concetto più chiaro vi farò un esempio tratto da una nota canzone Dance:


INTRO 32 battute
STROFA 64 battute
PONTE 16 battute
REFRAIN 64 battute
STROFA 64 battute
PONTE 32 battute
REFRAIN 128 battute
BREAK 64 battute
STROFA 16 battute
FINALE 128 battute


Il metodo di conteggio è lo stesso che si usa nel calcolare le BPM, cioè battendo il piede.
Anche qui sono importanti l’esercizio e la pratica. Iniziate da subito, quindi.

p.s.: Il brano riportato nell’esempio è abbastanza standard per ciò che riguarda la struttura delle Dance Songs.
Se qualcuno avesse indovinato titolo ed interprete può inviarmi un’ e-mail a: xenophia@email.it e riceverà
un SIMPATICO OMAGGIO!!!


paolo del prete corso di mixaggio per dj


WORK IN PROGRESS !!!

Passiamo ora al lato pratico, in modo di poter poi analizzare le diverse tecniche di mixaggio.
Ci baseremo sul metodo “classico”, quello, per capirci, con cui è iniziata l’era dei DJ ( ai tempi del vinile, quindi ),
Questo perché anche per ciò che riguarda il mixaggio con i CD i principi base sono identici.

LANCIARE IL DISCO.

Prima cosa da fare e’ esercitarsi a maneggiare e quindi a lanciare il disco che ( così come il CD ) non va mai toccato ma preso per il bordo. Il primo esercizio da fare con il vinile, dopo averlo appoggiato sull’apposito panno a sua volta adagiato sul piatto, è appunto di reggerlo sul bordo, tenendolo fermo in modo che la trazione del piatto continui a ruotare regolarmente senza nessun rallentamento a differenza del disco che DEVE rimanere immobile, senza nessuno sbalzo o tremolio. L’esercizio assume maggior efficacia se il braccetto del piatto viene tenuto sul disco, in modo che ci si abitua a non farlo saltare e a dare alla mano una maggior fermezza e quindi sicurezza e proprietà di manovra. Una volta acquistata una certa padronanza si può iniziare a far ruotare il disco ( in maniera alternata ) prima in senso anti orario e poi in senso orario, facendo fare allo stesso ( sempre adagiato sul piatto con il braccetto sul disco ) un movimento “avanti e indietro” che sarà fondamentale ai fini del mixaggio.


UN PO’ DI STORIA.

L’ “avanti e indietro” di cui sopra a cui si sottopone il disco è basilare ai fini del mixaggio ( come vedremo in seguito ) e quando si è in consolle, con la pista del locale piena di clienti scatenati, va fatto in cuffia con attivata la funzione di
pre-ascolto ( che ci permette di ascoltare un brano mentre ne sta uscendo un altro ) e quindi con il relativo cursore del mixer abbassato. Nel 1979, in una nota discoteca di New York ( il “Sanctuary” ) il DJ fece lo “sbaglio” di tenere invece il cursore alzato mentre, regolando i giri del disco da mandare, effettuava il movimento di cui sopra. La risposta del pubblico a quella “finezza” dalla ritmica comunque particolare fu un enorme boato: nacque così lo SCRATCH….


ANDIAMO AVANTI.

Una volta che avrete acquisito una buona padronanza del movimento su esposto, iniziate ad esercitarvi in questo modo: mandate un brano in out ( possibilmente, almeno le prime volte, di velocità intorno alle 120 BpM ): contemporaneamente, prendete la prima battuta di cassa di un altro disco che avrete preparato sull’altro piatto ed eseguendo il movimento che già sapete seguite in preascolto il ritmo del brano in out, cercando di seguire il ritmo nella maniera più precisa possibile.
Una volta acquisita sicurezza e padronanza ripetete l’esercizio con brani di diversa velocità ( dalle 100 alle 145 Bpm ).
NOTA: Chiaramente per ciò che riguarda il mixaggio con i CD tutto ciò non serve, ma basta piazzare il supporto sulla battuta dalla quale si vuole “lanciare” il brano. Da questo momento in poi invece, tutto ciò che si riferisce al mixing con il vinile vale anche per i CD.

REGOLARE I GIRI.

Partendo dal disco in out e dall’altro in preascolto con i quali avete effettuato l’esercizio precedente, lanciate il secondo disco ( quello in preascolto ) e mentre lo ascoltate in cuffia regolatene le BpM, utilizzando l’apposito PITCH per la regolazione di giri, fino a che la velocità non coincida con il disco in out. Una volta fatto questo tornate alla battuta dalla quale, al momento giusto, lancerete il brano da mixare e fermatelo. Ora siete pronti per il mixaggio….
CONSIGLI: Abbiamo illustrato la tecnica di cui sopra benché attualmente molti mixer, piatti e CD Player abbiano il Display con il conteggio automatico delle BpM. E’ chiaro che in tale caso non c’è bisogno di fare tutta la trafila ma basta digitare le BpM coincidenti. Nel caso comunque che fosse necessaria la tecnica “artigianale”, consiglio innanzitutto di prendere due brani che abbiano la velocità molto vicina ( con uno scarto massimo di + o – 5% a parte particolari eccezioni ).
Può essere inoltre necessario lanciare più volte il brano da regolare e ripetere l’operazione con il pitch, per favorirne la precisione.


paolo del prete corso di mixaggio per d.j.




TECNICHE DI MIXAGGIO.


Come già accennato, scopo del mixaggio è di creare un tappeto ritmico uniforme che permetta a coloro che sono in pista di ballare ininterrottamente e senza cambiare passo. L’esigenza nacque agli albori delle discoteche quando finito un disco ne partiva un altro senza alcun criterio né tecnico né tanto meno artistico ( dopo un pezzo Soul di 100 BpM magari veniva mandato un Rock’n’Roll a 140, poi un lento e così via ) spesso costringendo i ballerini a pause interminabili, causate dai numerosi “buchi”, e a partenze “razzo” dovute a brani già iniziati. Il mixaggio sin dall’inizio risolse i vari problemi, con il tempo le tecniche si sarebbero affinate raggiungendo livelli di estrema raffinatezza.
Tecniche di mixaggio base sono le seguenti:

STRAPPO
TAPPO
SOVRAPPOSIZIONE
DISSOLVENZA
A queste si possono aggiungere diversi combinazioni tra le varie tecniche che possiamo definire IBRIDE.

MIXAGGIO A STRAPPO.

E’ la tecnica più semplice ed immediata ma nello stesso tempo quella che richiede la mano più “ferma”.
Si tratta di attendere la 32esima battuta del Break o di altro punto scelto del brano da togliere per lanciare la prima battuta del brano da far entrare ( in coincidenza, quindi, della 33a del precedente ) alzando il cursore del secondo brano mentre si abbassa quello del primo in maniera fulminea, sincronizzata e precisa.


MIXAGGIO A TAPPO.

L’effetto di questa tecnica è simile a quello della precedente ma la differenza sta nel concetto e nell’esecuzione.
In questo caso, infatti, il brano entrante va lanciato 32 battute prima della sua entrata ma in preascolto.
Arrivata la 33a battuta dello stesso si invertono velocemente i cursori in e out ed i brani avranno automaticamente scambiato i loro… “ruoli”.


MIXAGGIO IN SOVRAPPOSIZIONE.

E’ sicuramente la tecnica più spettacolare e che richiede più abilità, esperienza e precisione. In sostanza è identica al miraggio “a tappo” ma con la differenza che va fatta a cursore aperto sin dal lancio della prima battuta del brano entrante.
Ci si troverà così ad ascoltare per un po’ i due brani contemporaneamente realizzando nello spazio di tempo del mixaggio un “terzo brano” inedito creato da noi fondendo i due brani ( entrante e uscente ) tra di loro.
Chiaramente è fondamentale, come in tutte le tecniche del resto, che i giri dei due dischi siano regolati alla perfezione per evitare il rischio che invece di un terzo brano al pubblico venga propinato un…treno in corsa ( per avere chiaro il concetto provate a mandare contemporaneamente due brani senza regolarne i giri )!


MIXAGGIO IN DISSOLVENZA.

Identico a quello in sovrapposizione con la differenza che il cursore entrante viene alzato gradatamente mentre quello uscente viene gradualmente abbassato facendo in modo che la sua chiusura totale coincida con l’entrata dell’altro disco dal punto preciso da noi scelto.
A queste tecniche fondamentali vanno aggiunte altre che possiamo definire IBRIDE in quanto sono una fusione alternata della varie tecniche su elencate.


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CONSIGLIO. E’ inutile dirvi che l’esercitarsi nelle varie tecniche è tassativo. A questo vorrei aggiungere che la scelta dei brani da mixare, pur essendo a vostra discrezione, dovrebbe essere basata oltre che dall’affinità di BpM, anche su quella di genere e/o di suoni. Partite dal principio che dovreste mettervi nei panni di qualcuno che non conosce nessuno dei brani da voi proposti e a cui dovrebbe sembrare che la canzone è sempre la stessa ma con…parti diverse!!!

GENERI MUSICALI.

Per ciò che riguarda la musica Pop ( dall’inglese “popular” ) cioè tutto quel contesto di generi che prescindono dalla cosiddetta musica “ colta “ o “ seria “ ( definizione tecnica che include tutte le composizioni riconducibili al genere
“ classico “ ) la matrice fondamentale è scaturita, a partire dagli anni 60, da due filoni ben precisi : il BLUES e il SOUL. Dal primo, versione profana del religioso GOSPEL, è scaturito tutto il filone musicale poi definito ROCK con tutte le sue varie forme, influenze e contaminazioni ( dall’ HARD ROCK dei Black Sabbath, dei Led Zeppelin e dei Deep Purple al PROGRESSIVE ROCK degli Yes, dei Genesis e dei Gentle Giant al “ CLASSICAL ROCK di Emerson, Lake & Palmer, Focus e Jethro Tull ( questi ultimi influenzati molto anche dal JAZZ e dal FOLK CELTICO ) al JAZZ ROCK, appunto, dei tecnicissimi Weather Report, Mahavishnu Orchestra e Brand X fino alle varie forme del più moderno HEAVY METAL, di matrice più statunitense, dal classico METAL di Iron Maiden, Judas Priest e B.O.C. a quello più GLAM di Motley Crue, Kiss, Poison e Ratt, a quello tecnico ma commerciale di AC/DC e Van Halen a quello iper tecnico di Dream Theatre e Machine Head e dei loro predecessori Rush, fino alle forme più personali e particolari di POP ROCK, come nel caso degli inglesi Police, Roxy Music ( che a loro volta hanno influenzato una miriade di gruppi NEW WAVE negli anni 80 dai Duran Duran ai Culture Club ai Simple Minds agli Spandau Ballet ai Visage fino ai più elettronici O.M.D., Depeche Mode, Heaven 17 e Human League ) e gli americani ZZ Top, Aerosmith, Guns’n’Roses ( dai quali sono scaturite varie forme di Metal, dal GRUNGE di Nirvana, Pearl Jam e Soundgarden al CROSSOVER ( o NU-METAL ) di Living Color, Faith No More e Red Hot Chili Peppers fino al RAP METAL di Kid Rock, Limp Bizkit e P.O.D., compresa la sua forma più DARK ( vedi Korn, Sepoltura ecc. ). Alla base di tutto ciò c’è il BLUES, sviluppatosi poi in ROCK BLUES ( vedi Eric Clapton ) fino alle varie forme musicali che si sono evolute negli attuali generi inseribili nell’ambito ROCK.
Per ciò che riguarda invece il genere “ Dance “ la situazione si fa ancora più complicata, in quanto, pur essendo il SOUL la matrice principale, ha goduto anche delle influenze del derivato più “ ritmico “ del BLUES ( il “ RYTHM’N’BLUES ) e sin da subito ha generato derivati considerabili sin da subito “ a sé “ come il FUNKY e la DISCO MUSIC fino a spaziare nell’ ELETTRONICA “ DA DISCOTECA “ ad iniziare dai grandi classici pioneristici degli anni 70 come “ I feel love “ di Donna Summer, “ From here to eternity “ di Giorgio Moroder e “ You make me feel “ di Sylvester alle attuali più sofisticate forme di HOUSE AMBIENT, ELECTRO DANCE e TECHNO. Tra l’altro, è bene tener presente che se per anni i generi “ da discoteca “ si potevano comunque restringere a poche categorie ( FUNKY, SOUL, DISCO, ELECTRO POP, RAP e poco altro ) allo stato attuale esistono una miriade di generi e sottogeneri dalla “ COMMERCIALE “alle molteplici forme di HOUSE (TECH HOUSE, HARD HOUSE, HOUSE AMBIENT ecc. ) che spesso si differenziano tra loro unicamente per il diverso numero di BpM o per l’aggiunta di un diverso suono. Tornando alle origini, brani come “ Sex Machine “ di James Brown, “ I will survive “ di Gloria Gaynor e “ I gotcha” di Joe Tex danno un’ idea della fonte da cui scaturì ciò che poi gruppi come Earth, Wind and Fire, KC & the Sunshine Band, Commodores e Chic personalizzarono fino a creare diversi tipi di “ dance sound “ che hanno lasciato il segno. Hanno contribuito allo sviluppo tecnico musicale della DANCE gente come i Bee Gees ( fondamentale la svolta di “Saturday Night Fever” ), Kool & the Gang, Diana Ross e la stessa Donna Summer nonché Michael Jackson ( e fratelli, Janet e Jermaine compresi ) e Madonna, personaggi che contribuirono non poco a far si che il successo del genere si allargasse anche oltre le mura delle discoteche ed arrivasse anche a chi non frequentava i “dance floor”.

IL RAP.

Quando nel 1979 due amici DJ di colore ebbero l’idea di raccontare una storia dai microfoni di una radio libera statunitense parlando a tempo sul break di “Good times “ degli Chic, sicuramente non avrebbero mai pensato che avrebbero così inventato un nuovo genere musicale, e men che meno che questo genere fosse a tutt’oggi tra i più seguiti a livello internazionale. Anzi, in seguito a questa idea, furono anche costretti a farsi qualche giorno di galera in quanto, almeno a quei tempi, le leggi riguardanti il diritto d’autore negli Stati Uniti erano molto rigide. Nello stesso tempo l’idea riscosse però grande interesse, e più di qualcuno seguì l’esempio dei SugarHill Gang ( questo era il nome del duo in questione e “Rappers Delight” il brano, poi diffuso in tutto il mondo, che fu ricavato dallo speakeraggio ritmico
su base degli Chic ). Molti di questi, visti i problemi avuti dai due con la giustizia, preferirono applicare tale tecnica su brani composti all’uopo: “ The Break “ ( Kurtis Blow ), “ Rap o Clap o “ ( Joe Baatan ) “ Bounce, Rock, Skate, Roll “
( Vaughan, Mason & Smith ) furono tra i primi leggendari brani ed artisti che diedero il via definitivo a questo nuovo filone musicale che venne denominato RAP. Tuttavia, questo sembrava comunque un genere musicale destinato, dopo l’interesse iniziale, a cadere nel dimenticatoio, tanto più in quanto era considerato “ il genere di quelli che volevano cantare ma non sapevano cantare “. Come invece è andata a finire è sotto gli occhi di tutti : RAP , HIP HOP e R’N’B sono non solo un genere musicale a sé che gode di migliaia di seguaci a livello internazionale con tanto di suo gergo, ideologia e abbigliamento, ma anche un filone che ha influenzato e contaminato tutto il mondo musicale, dalla Dance al Rock. Oggi, per saperne di più su questo contesto, basta accendere la radio o qualsiasi tv musicale.

DIFFERENTI TECNICHE DI MIXAGGIO PER DIFFERENTI TECNICHE MUSICALI.

Una volta che ci si è impadroniti delle relative tecniche e si è acquisita una certa esperienza, compito principale del DJ emergente è quello di attuare una scelta musicale accurata e personalizzata che lo distingua tra la marea di professionisti della puntina sparsi in tutto il mondo. Quindi la scelta personale e la creatività soggettiva sono sacri. Un paio di regolette tecniche però vanno tenute presenti, in quanto il loro rispetto è imprescindibile se si vuol essere professionali.

Nel mixaggio, non tagliare mai il cantato.
Fare in modo che la crescita delle BpM sia graduale.
Evitare assolutamente “buchi” e “deragliamenti”.

Per i DJ che invece prediligono il Rock, il discorso è ancora più semplice, in quanto non è necessario applicare alcuna delle su menzionate tecniche di miraggio, ma basta “attaccare” il brano in entrata alla fine di quello in uscita ( o anche sfruttando uno stop dello stesso ). Di conseguenza, il Pitch non va mai usato e quindi i giri del disco non vanno mai alterati, primo perché assolutamente inutile, secondo perché nel Rock i brani vanno ascoltati senza alterazioni. E’ importantissima comunque la scelta dei brani, anche perché il repertorio di questo genere è talmente vasto che non ci si può assolutamente permettere di unire tra loro dei brani senza coerenza logica e qualitativa.

Nell’ Hip Hop invece troviamo DJ che mixano ed altri che non mixano, oppure che un po’ mixano e un po’ no: la cosa è a discrezione soggettiva.

TIPS AND TRICKS.

Innanzitutto bisogna partire dal principio che il compito principale del DJ è quello di far divertire tutti coloro che hanno pagato il biglietto per ( appunto ) divertirsi. Ciò richiede innanzitutto onestà, umiltà, intelligenza ed intuito ma anche determinazione, sicurezza ed esperienza. Benché il tratto distintivo principale del DJ sia la scelta musicale, questa non può comunque prescindere dall’ aver rispetto nei confronti dei gusti del pubblico, e anche in casi estremi si può sempre trovare una soluzione. Con il tempo, se si deciderà di fare una scelta a favore di uno stile e di un genere invece di un altro ci si rivolgerà di conseguenza esclusivamente ad un certo tipo di pubblico evitando il resto ( soprattutto in generi come la Techno e la Tech House molti professionisti di livello internazionale hanno preso una decisione in questo senso divenendo degli idoli nel proprio settore ma restando sconosciuti al di fuori dello stesso ). La cosa è ancora più definita per chi fa la scelta di operare nell’ambito Rock. In seguito si potrà curare anche la propria immagine professionale, partendo dalle proprie caratteristiche tecnico-musicali fino a particolari dell’abbigliamento, del look e degli accessori personali ( qui potrete sbizzarrirvi a vostro piacimento in quanto, grazie al cielo, in questo ambito professionale non ci sono limiti in questo senso, anzi anche le stravaganze più eccessive sono ben accette, soprattutto se intelligenti e coerenti con la persona stessa.
Non è comunque un obbligo cucirsi addosso un personaggio stravagante se questo non è riconducibile al carattere della persona ). Importantissima, per “farsi un nome” prima e per mantenere sempre un livello alto dopo, è, come in tutti i settori pubblici, la promozione. Non credete a chi dice che in questo campo il troppo “ stroppi “, la pubblicità non è mai troppa, e prendete esempio da grandi personaggi e marchi commerciali che veramente sono conosciuti al punto di non aver davvero bisogno di essere pubblicizzati, e che invece continuano a pubblicizzarsi con le migliori strategie ( basti pensare alla Coca Cola ). Il pubblico si stanca solo se ciò che gli si propone non è di suo gradimento, tutto il resto è concesso. Ancora più importante è comunque l’impegno serio e costante, il continuo aggiornamento, l’esercizio ed il miglioramento continui, lo studio e il duro lavoro. Ascoltate musica, provate nuove tecniche, studiate nuove strategie di marketing, fate esercizi di miglioramento psico-fisico, rafforzate la vostra personalità, ascoltate musica, scoprite nuovi generi, fate fruttare al massimo il vostro tempo, e fatelo con gioia. Cercate di far si che ogni giorno siate migliori di quello precedente. E, ripeto, lavorate, lavorate duro: se si vuole arrivare in alto nessuno può prescindere da questa regola. D’altra parte, voi avete una grande fortuna, quella di fare un lavoro che vi piace e che amate, una vera e propria passione! Quindi più lavorate e più vi divertite! Non è da tutti avere questo privilegio………












APPENDICE.



COME IMPOSTARE UNA SERATA DANCE DI SUCCESSO.


Prima di iniziare una serata, premunitevi di qualche CD da utilizzare come sottofondo nel pre-serata, curandovi di far si che la scelta sia comunque di livello qualitativo elevato, ma comunque basata su generi diversi da quello che poi manderete
( fusion, new age, jazz rock e musica “lenta” in genere sono ottimali ). Il sottofondo va mandato a volume basso, in modo che il pubblico entrante possa comunque conversare con naturalezza, ma che comunque la musica si senta bene.
Quando invece iniziano le danze l’impatto audio deve essere rilevante; il volume, quindi, deve essere elevato.
Questo vale sia che si decida di iniziare con una sigla personalizzata ( in questo caso date un’ occhiata ai relativi consigli in merito nel paragrafo VARIE qui di seguito ) sia che si voglia partire direttamente con il primo brano.
A proposito di questo, vi consiglio vivamente di partire subito con un “riempipista”, in quanto sono dell’idea che la pista vada riempita sin da subito e così sarà anche più semplice mantenerla tale; continuate quindi con una scelta adeguata tenendo comunque costantemente d’occhio la pista, pronti a regolarvi di conseguenza ad ogni eventuale esigenza.
Cercate comunque di non ripetere i brani, a meno che non ci siano esigenze particolari ( richieste imprescindibili ecc. ).
Se è vero che è necessario salire gradatamente di velocità, il livello qualitativo musicale invece deve essere sempre costante ed elevato. In sostanza, divertitevi e fate divertire, è questa la chiave del tutto. E, grazie a Dio, gioia ed allegria sono tra le cose più…contagiose!!!



SCRATCH, SAMPLER E RAP.


Nel corso della serata possiamo attingere a dei mezzi che hanno il fine di rendere la stessa più varia ed interessante. “Scratchare” ogni tanto, naturalmente avendo cura di farlo su una base ritmica possibilmente di sole percussioni ed in maniera mirata, usare dei Sampler con il campionatore e prendere il microfono per Rappare magari coinvolgendo il pubblico sono azioni che possono contribuire a rendere la serata indimenticabile e a far si che il tasso qualitativo della stessa raggiunga livelli ottimali. Ma naturalmente solo nel caso che la cosa sia fatta nel modo giusto, al momento giusto e con il pubblico giusto. Ciò che può essere perfetto una sera può non esserlo in un’ altra, così come ci sono differenze tra locale e locale, tra pubblico e pubblico, tra Sampler e brano e così via.
Il talento, l’esperienza e la vostra intelligenza professionale saranno le vostre guide infallibili.



MIXAGGIO “DISCO”, MIXAGGIO DISCOGRAFICO E MIXAGGIO LIVE.

Le tecniche su citate riguardando il cosiddetto MIXAGGIO DISCO, quello che ci serve in discoteca per unire due brani tra di loro. Tutt’altra cosa è il mixaggio in uso negli studi di registrazione quando si deve realizzare il Master di un disco.
In questo caso si tratta, infatti, di miscelare tra di loro i diversi strumenti musicali e le voci, ognuno dei quali è registrato su di un singolo e diverso canale, facendo in modo che ogni parte sia udibile perfettamente e che nessuna prevalga sull’altra. Una volta realizzato questo, si passa il tutto su una bobina o un CD o altro supporto digitale ( Mini Disk, DAT ecc. ) e si ottiene il MASTER, cioè la versione definitiva del brano dalla quale si ricaveranno le copie che verranno messe in vendita. Identico è il concetto che riguarda il MIXAGGIO LIVE, con l’unica differenza che il fine non è la realizzazione del Master discografico ma un concerto dal vivo. In entrambi i tipi di mixaggio appena citati ci sono diverse tecniche e principi da tenere presenti per raggiungere il risultato ottimale.
In un prossimo futuro realizzeremo un volume a parte che riguarderà questo settore specifico.
Chi fosse interessato può prenotarne un copia sin da adesso inviando un’e-mail a: paolodelprete@xenophia.com



VARIE.


SIGLE E SPOT RADIO.

Tornando alla promozione, una sigla personalizzata può avere un'efficacia inaspettata, purchè si seguano poche regole base, valide anche per gli spot radio. Se si tratta di uno speakerato curate, oltre al timbro e all'enfasi della voce che devono essere adeguati allo scopo, che la base sia strumentale. Inoltre ricordate che una base senza ritmica dà più "gravità" al momento, mentre una molto ritmica da' più sprint allo speakerato. Per il resto, come in tutto, siate voi stessi, fate ciò che secondo voi è più giusto, esprimetevi al meglio: distinguersi è il primo passo per "diffondersi" e se avete talento, perseveranza e professionalità il vostro successo crescerà di pari passo al vostro impegno! SEMPRE PIU' IN ALTO!!



 

Posted Wed 15 Feb 12 @ 6:49 pm
Zio sei uno spettacolo!!!
 

Posted Wed 15 Feb 12 @ 10:42 pm
Max_Br1PRO InfinityModeratorMember since 2008
SANTO SUBITO !!!!

Buon mix da Max....'(-_-)'
 

Posted Thu 16 Feb 12 @ 5:46 am
ArgengoHome userMember since 2012
SPAXIALEX miticooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
 

Posted Thu 16 Feb 12 @ 7:21 am
HACKIDPRO InfinityMember since 2008
si mitico pero' ora hai tutto scritto li' quindi evita ulteriore domande generiche su "come si diventa dj" ;)
ora a studiare :)
 

Posted Thu 16 Feb 12 @ 7:47 am
matte27PRO InfinityMember since 2010
molto interessante...
 

Posted Thu 16 Feb 12 @ 8:07 am
HACKIDPRO InfinityMember since 2008
anche il tuo commento :)))
 

Posted Thu 16 Feb 12 @ 8:12 am
matte27PRO InfinityMember since 2010
HACKID wrote :
anche il tuo commento :)))


ahahahaha!!! beh comunque con calma me lo leggo tutto...a proposito: il link di origine spa??
 

Posted Thu 16 Feb 12 @ 12:56 pm
yek94LE userMember since 2012
 

Posted Thu 16 Feb 12 @ 2:21 pm
matte27PRO InfinityMember since 2010
 

Posted Fri 17 Feb 12 @ 7:42 am
yek94LE userMember since 2012
 

Posted Sat 18 Feb 12 @ 2:01 pm
majossiHome userMember since 2012
prima di tutto complimenti a Spazialex per la fantastica giuda, sto cercando la mia prima consolle usata io sono di verona se c'è qualcuno della zona che ha vendere si faccia avanti :) ciao e buon lavoro a tutti
 

Posted Sun 19 Feb 12 @ 12:31 pm
matte27 wrote :
HACKID wrote :
anche il tuo commento :)))


ahahahaha!!! beh comunque con calma me lo leggo tutto...a proposito: il link di origine spa??


http://mp3djing.altervista.org/
 

Posted Sun 19 Feb 12 @ 1:12 pm
yek94LE userMember since 2012
Matte mi dici cosa ne pensi... del mix che o linkato e poi volevo chiederti se è possibile regolare due effetti insieme con virtual dj...
 

Posted Mon 20 Feb 12 @ 3:38 am
yek94 wrote :
Matte mi dici cosa ne pensi... del mix che o linkato e poi volevo chiederti se è possibile regolare due effetti insieme con virtual dj...


mi permetto di rispondere, giusto per dare la mia seppur semplice e del tutto disinteressata idea...
secondo me (e mi sono soffermato solo al primo passaggio) ci sono molti problemi...
sei fuori tempo.
il mix è troppo lungo.
entri troppo brutalmente col secondo pezzo.
inoltre ti consiglio e questo prendilo con le molle ognuno ha il suo metodo... di non mixare mai tracce che hanno frequenze "simili".
ovvero, se c'è una cassa, ci metti un parlato , se c'è un synt mettici una cassa...
qui hai la sovrapposizione di parti simili che proprio a orecchio non stanno in piedi...

e cmq... mi hai fatto venire voglia di provare a fare un minimix anche a me... !!!
 

Posted Mon 20 Feb 12 @ 7:00 am
yek94LE userMember since 2012
ok seguirò il tuo consiglio aa devo chiedervi una cosa ma esiste un pioner magari fatto da quelli di virtual dj per sostituire il pc cosi che la console si colleghi li e prede i driver dal pioner?
 

Posted Mon 20 Feb 12 @ 11:27 am
HACKIDPRO InfinityMember since 2008
no...
 

Posted Mon 20 Feb 12 @ 11:41 am
@Yek
vorresti un lettore di CD con un computer dentro ?
In pratica esistono gia',
perche' se guardi i modelli CDJ 900 e 2000, hanno anche lo schermo a colori.
Ma lla fine un lettore di CD rimane un palyer e basta
un computer su cui farci girare un qualsiasi software programmabile
deve avere na serie di periferiche in piu'
e per essere programmato a piacere, non deve rimanere troppo legato a un solo mestiere.
Senno tanto vale che faccia na cosa sola, e buonanouute, come fanno gia'.

Augh !
 

Posted Mon 20 Feb 12 @ 11:58 am
Bazzooka wrote :
@Yek
vorresti un lettore di CD con un computer dentro ?
Augh !


Lo voleva con VDJ dentro
quindi vale la risposta di HACKID
 

Posted Mon 20 Feb 12 @ 12:12 pm
68%